Luigi Puntellini; Estate 1944, le bruciature del partigiano “Luigino

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  1. ~ Oscar ~
     
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    Testo elaborato da Talpaman

    CITAZIONE

    Salve a tutti.
    Affinché le memorie, tramandate a voce, degli ultimi testimoni diretti di un tragico e nefasto passato che ha scandito e segnato indelebilmente la vita e le vicende di un’intera umanità con l’atroce e spietata violenza di una sanguinosissima guerra, non siano perdute e rimanghino vive e presenti nella memoria collettiva della gente, mi sono deciso a buttar giù due righe riguardanti un episodio di un azione partigiana svoltosi nel mio paese Asciano Pisano (PI) nel luglio 1944 durante la guerra di liberazione dal giogo nazista.
    Questo episodio mi è stato raccontato, dall’allora giovane partigiano Luigi Puntellini detto Luigino (recentemente scomparso per grave malattia di cuore) direttamente coinvolto al fatto, con dovizia di particolari sui nomi i luoghi e lo svolgersi degli eventi. Ha inoltre contribuito a coadiuvare le nostre ricerche (con il metal) improntate in una visibile, reale verifica dei fatti.
    Esaurita questa doverosa precisazione, passo al racconto augurando una buona lettura a tutti voi.

    Luigi Puntellini nasce ad Asciano Pisano nel 1927. La sua numerosa famiglia composta dal padre Nello, dalla madre, da un fratello e due sorelle coltivava il podere agricolo montano posto in località “Il Colletto”, di proprietà del dottor Domenico Bernardi, medico di condotta del paese. Seguendo la tradizione democratica e antifascista casa, ancora giovanissimo, nel 1943, si unisce alla formazione partigiana “Nevilio Casarosa” e si rende attivo nel volantinaggio di manifestini incitanti alla lotta contro tedeschi e fascisti della Repubblica di Salò. La sua conoscenza del territorio montano lo rende un’eccellente staffetta di collegamento fra la formazione e gli esponenti di spicco dell’antifascismo locale. Nell’estate 1944 passa nelle file dei combattenti armati e partecipa attivamente al combattimento contro il comando tedesco della 65^ Divisione di fanteria tedesca situato nella villa Borri in Asciano. A fine guerra si iscrive all’A.N.P.I (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) e ne diviene un esponente attivo, prodigandosi nella divulgazione nelle scuole della memoria di coloro che lottarono e si sacrificarono per la libertà e la democrazia. Ancora oggi l’amministrazione comunale di S. Giuliano Terme, si avvale del suo contributo, per tutte quelle manifestazioni dedicate alla Resistenza che richiedono spiegazioni di fatti ed avvenimenti, dei quali la sua memoria è la consapevole custode.
    Muore nel suo caro paese di Asciano 8 gennaio 2008 all’età di 81 anni per una grave disfunzione cardiaca.

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    BREVE INTRODUZIONE STORICA.

    Nell’estate del 1944 l’arrivo sulla sponda sud del fiume Arno della 5^ armata americana, fece prendere al comando del C.N.L (Comitato Nazionale di Liberazione) la decisione di intensificare la lotta contro l’oppressore tedesco impartendo l’ordine alle varie formazioni partigiane operanti sui monti pisani, di procedere ad azioni di sabotaggio e disturbo contro i comandi tedeschi di zona. Qui nel nostro paese (Asciano Pisano) era attiva la “Nevilio Casarosa” ( Nevilio Casarosa, intrepido comandante dei G.A.P, fu ucciso in uno scontro a fuoco contro reparti tedeschi nei pressi della cittadina di Cascina (Pisa) il 1° luglio 1944. In sua memoria, la formazione partigiana che già era attiva sui monti pisani e faceva parte della XXIII ^ Brigata Garibaldi, fu chiamata con il suo nome e cognome. Qui di seguito vi postiamo la sua foto )

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    di cui faceva parte anche il nostro Luigino. Nel luglio del 1944 a questa formazione pervenne l’ordine di sabotare un osservatorio tedesco posto nella villa Saggesi in località “Punta“ nel paese di Asciano.
    L’azione fu eseguita il 23 luglio. L’osservatorio fu distrutto e due soldati tedeschi furono uccisi.
    Il giorno seguente …………….

    IL RACCONTO DI LUIGINO.

    << …… All’alba del 24 luglio, in conseguenza dell’azione intrapresa il giorno prima contro l’osservatorio tedesco nella villa Saggesi, per sventare eventuali rappresaglie da parte tedesca nei confronti della popolazione civile ed intenzionati ad attaccare anche il comando della 65 ^ Divisione di fanteria tedesca posto nella villa Borri in località “Guglia”, dalla base situata in località S. Pantaleone (Prov. di Lucca), partirono due squadre di miei compagni partigiani (circa 30 uomini ) che, oltrepassato il passo della Conserva attraverso i viottoli dei “Bozzi del Mei” e dei “Canalacci “ passando presso il Convento di frati di Santa Maria di Mirteto, giunsero in località Prato, dove io mi unii a loro ed insieme ci schierammo ai due lati della vallata in attesa di eventuali reazioni tedesche e soprattutto in attesa del momento favorevole per muovere all’attacco del comando tedesco.
    Le cose però non andarono nel verso giusto in quanto uno di noi, fatto oggetto delle attenzioni pressanti di una pattuglia nemica, fu costretto a sparare uccidendo all’istante un soldato tedesco scatenando così, da entrambe le parti, un vero uragano di fuoco.
    Il nostro progettato attacco al comando di villa Borri fu così vanificato ed i tedeschi colti di sorpresa si asserragliarono nella vicina villa Leoli, creandoci non pochi problemi.
    Audacemente, sfidando il fuoco nemico, alcuni di noi si portarono fin sotto il muro della villa e ne bersagliarono l’interno con lanci di bombe a mano protetti dal fuoco del nostro fucile mitragliatore Breda 30 azionato da Luigi Salani detto “ il biondo”.
    Io in quel momento mi trovavo, insieme al coetaneo compagno Gianfranco Scarpellini, a coadiuvare l’azione del Salani reggendo e tenendo fermo il treppiede del mitragliatore.
    I bossoli arroventati, uscendo dalla mia parte, mi cadevano in maniera convulsa su braccia e spalle, provocandomi delle bruciature che mi facevano mugolare per il dolore. Ma dovevo resistere, la vita dei miei compagni dipendeva anche da me……
    Una pattuglia nemica, formata da elementi delle batterie dei cannoni situate nel piano, chiamata in rinforzo, fu completamente distrutta dal fuoco del nostro mitragliatore, lasciando sul terreno morti e feriti. Trovatisi di nuovo in difficoltà, i tedeschi fecero affluire altre truppe dal vicino comando di S. Giuliano Terme, che munite di mitragliatrice M.G 42 batterono con fuoco violento le rocce sopra la villa Leoli, dove noi ci eravamo appostati. Al riparo dietro le rocce sparammo senza posa per alcune ore provocando ancora perdite al nemico fino a che i tedeschi, benché in numero superiore, furono costretti a ritirarsi e per avere ragione del nostro piccolo reparto, voltarono una batteria di cannoni verso il monte e spararono una ventina di cannonate, causando delle vittime fra la popolazione civile che lì era sfollata. Per non causare ulteriori lutti e poiché le munizioni cominciavano a scarseggiare, fummo costretti a ritirarci.
    Nel combattimento furono uccisi 8 soldati tedeschi ed alcuni altri feriti. I partigiani Paolo Baracchini e Pirro Capocchi, falciati dalla mitraglia tedesca, rimasero sul terreno. Il partigiano Franco Conti fu ferito. Quattro civili, fra cui una bambina,vennero uccisi dalle cannonate ……>>


    I LUOGHI DEL RACCONTO.

    Ecco come si presentano oggi i luoghi del racconto

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    LE PROVE CONCRETE DEL RACCONTO.

    Guidati da Luigino ci siamo recati, muniti di metal detector, nei luoghi dello scontro alla ricerca dei reperti materiali comprovanti il racconto. Questo il risultato:

    I bossoli italiani.
    La fitta ed ostica vegetazione presente in loco, chiudendo i sentieri di transito, ha ostacolato le nostre ricerche, riducendo lo spazio esplorabile a pochi metri e determinando la scarsità di recezione dei bossoli italiani che però, anche se pochi di numero, ci sembrano sufficienti per confermare l’avvenuto scontro sopra descritto.

    Un caricatore italiano.
    Al terreno pietroso e alla poca presenza di terra, è da attribuire la buona conservazione del caricatore per fucile mod. 1891 italiano, ritrovato completo delle sei pallottole in dotazione.
    Il non contatto con gli elementi acidi del terreno, ha permesso la conservazione, sia sul caricatore che sulle pallottole, del marchio di fabbrica e dell’anno di costruzione LN Capua 1916.
    Evidentemente, nel 1944, si sparava ancora con successo le residue scorte di magazzino delle munizioni del primo conflitto mondiale.

    I bossoli tedeschi.
    I bossoli sparati dalla mitragliatrice tedesca, cadendo prevalentemente nella strada e sul bordo limitrofo, essendo di facile reperimento, sono stati oggetto negli anni passati, di assidua raccolta che ha influito sul momento attuale, in maniera negativa, limitandone la quantità. La fortuna ha voluto che lo scolo dell’acqua piovana trasportasse i bossoli rimasti e alcune cartucce inesplose verso valle, ammucchiandoli in un incavo del terreno coprendoli successivamente con foglie e terra facendoli, anche se in pessime condizioni, arrivare fino a noi. Anche per essi, al di là del loro numero, vale il discorso della prova concreta del sopra citato scontro del racconto.

    Le pallottole tedesche.
    In discrete condizioni di conservazione, sono state trovate tutte nei pressi del luogo dove è morto Pirro Capocchi. La loro presenza è la testimonianza materiale della lunga e rabbiosa raffica di mitragliatrice che mise fine alla sua esistenza.

    I residuati del bombardamento tedesco.
    L’intricata vegetazione presente sul terreno e la vastità del luogo, non ci hanno permesso di svolgere una dettagliata e accurata ricerca dei residuati bellici del cannoneggiamento tedesco. Comunque i pochi reperti recuperati che grazie alla natura pietrosa del terreno sono in buono stato di conservazione, possono essere dichiarati sufficientemente esaudienti per comprovare le disastrose e funeste conseguenze che provocò quel tragico bombardamento.



    LE ARMI CITATE NEL RACCONTO.

    Per renderle note a chi ancora non le conoscesse ecco le fotografie delle armi citate da Luigino.
    Due veri cavalli di battaglia dell’esercito italiano e dell’esercito tedesco.

    Fucile mitragliatore italiano.(fotografia tratta dalla rivista di militaria Milites)

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    LE VITTIME.
    I partigiani.
    (Sempre dalla memoria di Luigino)
    Mentre era in corso l’azione di sganciamento dal fuoco nemico delle due squadre di partigiani, che sotto una fitta gragnola di pallottole procedevano a ritirarsi ordinatamente, Capocchi Pirro traversando un tratto scoperto del sentiero presente nel podere agricolo di Menno e Paolo Barachini percorrendo la strada che passa dietro la casa del podere stesso, furono falciati uno di seguito all’altro, dal fuoco nemico e perirono all’istante. I compagni, impossibilitati a prestar loro soccorso dal precipitare degli eventi, furono costretti ad abbandonarli sul posto. Soltanto due giorni dopo, le mani pietose dei paesani Tozzini Pilade e Alighiero Carli (detto Spazzolino), rischiando repressioni tedesche, procedettero alla loro inumazione nell’oliveta del podere.
    In seguito, dopo l’arrivo degli americani, il giorno 7 settembre 1944 le due salme furono riesumate e traslate, con le esequie religiose, nel cimitero del paese (vedi fotocopia del registro dei morti della parrocchia di Asciano Pisano dove, peraltro, si riscontra un errore di trascrizione dell’allora parroco Don Egidio Garzella riguardo la morte dei due partigiani [segnati con asterisco], che vennero uccisi in combattimento e non fucilati). Lì sono rimaste fino al momento in cui, con il ripristinarsi della pace, i parenti hanno provveduto a traslarle nel cimitero dei rispettivi paesi.

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    Per onorare la memoria di questi combattenti, le due strade del paese che portano nel luogo dello scontro sono state intitolate con i loro nomi ed il 25 aprile di ogni anno, festa della liberazione, nel piazzale della vecchia cisterna dell’acquedotto Mediceo dove è locato il cippo con la lapide commemorativa, l’associazione partigiani di Pisa depone una corona di fiori ed il parroco del paese recita le esequie religiose.

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    I civili.
    Come già precedentemente esposto, nel cannoneggiamento tedesco che avvenne durante il combattimento del 24 luglio le vittime civili furono quattro. Una di loro era una bambina di nove anni che, però non morì per cannonata , ma per un colpo di arma da fuoco sparato dai tedeschi. Siamo riusciti, sempre attraverso il registro dei morti della parrocchia di Asciano, a risalire ai nomi di tre di loro (la quarta non è riportata in quanto, con molta probabilità, non fu seppellita nel nostro cimitero ma inumata direttamente in quello del proprio paese). Questi i nomi:
    ANDREOTTI SETTIMO (sfollato) di anni 54 morto per scheggia di cannonata in località Mirteto.
    ( Nel registro dei morti il suo decesso viene erroneamente attribuito, dal parroco Don Egidio Garzella, ad incursione aerea, erroneamente perchè in quel giorno ( 24 luglio ) non vi furono su Asciano bombardamenti di aerei alleati e quindi la sua morte fu causata sicuramente da scheggia di cannonata).
    PIZZOLEO IOLANDA (sfollata) di anni 9 uccisa vicino al forno della casa di “Menno” a causa di una pallottola sparata dalla mitragliatrice tedesca nello scontro con i partigiani.
    PALLA FRANCO (sfollato) morto alcuni giorni dopo e precisamente il 29 luglio per postumi da ferita di scheggia di cannonata.
    In seguito, a fine guerra con il ripristino della pace, queste salme sono state traslate dai propri familiari nei cimiteri dei rispettivi paesi eccetto quella di Andreotti Settimo, che essendo residente nel paese, la sua salma è ancora tumolata nel cimitero locale.

    I soldati tedeschi.
    Purtroppo degli otto soldati tedeschi morti nello scontro non siamo riusciti a recepire notizie e quindi non siamo in grado di trasmettere le loro generalità, la loro data di nascita ed il corpo di appartenenza. Pur essendo stati sepolti nel cimitero del paese di Asciano, nel registro dei morti della parrocchia, non sono stati registrati. Abbiamo tentato di svolgere ricerche presso l’amministrazione comunale di S. Giuliano Terme di cui fa parte il paese di Asciano, ma la richiesta anche se possibile, dovendo assolvere alla routine delle prassi burocratiche, si presenta di difficile e di lunga realizzazione. Sono state vanificate, purtroppo, anche le ricerche rivolte verso il cimitero militare tedesco della Futa a causa dell’impossibilità, dopo innumerevoli tentativi telefonici senza risposta, di avere un colloquio con qualche responsabile che ci potesse dare notizie in proposito. Comunque non ci scoraggiamo e insisteremo nelle ricerche perché è nostra intenzione, anche se non condividiamo e condanniamo la guerra per la quale questi soldati sono morti, rendere note le loro generalità e dare loro una giusta collocazione nella narrazione dei fatti, come vittime forzate di quel dovere di soldati che furono chiamati ad assolvere.
    A titolo di informazione vogliamo far presente che le otto salme sono rimaste tumolate nel cimitero di Asciano fino agli anni 60/70, dopo sono state riesumate e traslate nel cimitero tedesco della Futa.
    Ironia della sorte a voluto che colui che le ha riesumate altri non fosse che Scarpellini Gianfranco (ora defunto) in quel periodo necroforo comunale che, dopo quasi trent’anni, a potuto vedere e toccare con mano ciò che restava di quelle inevitabili vittime delle quali, coadiuvando l’azione del Salani si rese, in parte, “carnefice”.


    Siamo tornati a fare visita a Luigino e gli abbiamo donato, dopo averli ripuliti, tre dei bossoli più belli fra quelli da noi ritrovati, uno in cal. 6,5 x 52 italiano a ricordo delle sue bruciature, gli altri due in cal. 7,92 x 57 J.S tedeschi a ricordo dei due compagni caduti. Commosso ci ha sentitamente ringraziato e nel salutarlo, vedendo la sua commozione……….. si sono gonfiati un pò gli occhi … … anche a noi.

    A conclusione della nostra fatica, sperando di avere fatto cosa gradita, un salutone a tutti.


    Luciano & (il figlio) Enrico

     
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